Carlo Piola Caselli
Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948 – 1954)


Pagina 27 di 83       

%


     “Basta questo testo ad avvertirci che le attuali o future trattative non potrebbero restare limitate all'ambito Italia-Francia. Sarebbe conveniente per noi un accordo siderurgico che lasciasse fuori il Belgio-Lussemburgo? Ed una eventuale intesa per l'industria chimica potrebbe resecare gli attuali suoi complessi legami intereuropei?
     “Non insisto sul rilievo, anche questo ormai di comun dominio, della limitata complementarietà delle economie nazionali italiana e francese. Se non ci fosse Franco, la Spagna converrebbe alla Francia come partner meglio che l'Italia: ed è noto che dalle due parti dei Pirenei in altri tempi ci si era già pensato. E da un punto di vista economico all'Italia converrebbe meglio un'unione con una Jugoslavia, non troppo industrializzata dai suoi piani, O, parliamo in ipotesi, con una Svizzera ricca di capitali ed a limitata economia agricola.
     “Tra l'ipertensione demografica dell'Italia e l'ipotensione della Francia è chiaro quale potrebbe e dovrebbe essere il punto d'incontro e di bilancio. Ma non sappiamo per quanti anni l'impoverimento francese limiterà fortemente la naturale feconda ed ideale possibilità di osmosi tra le braccia italiane ed i 'bas-de-laine' francesi. Per il resto, facciamo posto ad un'oculata ma non facile intesa siderurgica; ad una possibile intesa chimica, o piuttosto forse elettrochimica; riconosciamo limitate a connessioni transalpine di scarso interesse le possibilità d'incontro delle due economie elettriche. E poi? E poi temo forte che un esame analitico dei due sistemi di produzioni agrarie ed industriali concluderebbe con la non convenienza di turbare l'assetto attuale degli interessi e dei mercati. Salvo forse qualche caso, e salva sempre la possibilità di una maggiore attività di scambi. Modeste possibilità per le quali non occorre, anzi può essere pericoloso, mettere in moto la macchinosa macchina di un'unione doganale.