Europa tra sacralità e dissacrazione
di Carlo Piola Caselli

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      Dal rinascimento in poi, un po' per la riscoperta avvenuta, da parte degli umanisti, un po' per la fuga dell'intellighenzia greca da Costantinopoli, un po' anche per merito degli arabi, che hanno conservato alla civiltà occidentale i classici, con il fiorire di incunaboli e lo sviluppo dell'arte della stampa, in parallelo alla rilettura di Esiodo, di Luciano, di Ovidio, di Orazio, dell'Iliade, di Erodoto, di Plinio il Vecchio, di Moscos, di Nonno, di Apollodoro, di Apollonio Rodio, di Apuleio, di Bacchilide, di Conone, di Diodoro Siculo, di Eratostene, di Igino (Fabulae ed Astrologia Poetica), di Teofrasto, di Stefano di Bisanzio, escono, soprattutto dai pennelli degli artisti, altre centinaia di opere degne di nota, nelle quali il mito di Europa vien ripreso alla grande. Fra tutte, campeggia una delle tre tele del Veronese, a Palazzo Ducale (le altre sono al Capitolino ed a Londra), in cui la giovane dama appare come una dogaressa, compiaciuta di mostrare il suo bel seno, mentre tutto il resto del suo corpo e tutti, salvo putti ed amorini, son sontuosamente vestiti di preziosi broccati. In posa velata, ma da alcova, appare invece nella scena di ambientazione squisitamente marina del Tiziano, commissionatagli da Filippo II ed ora a Boston; idilliaca quella di Francesco Albani agli Uffizi; elegantemente vestita, simboleggiante la gioia della primavera, nel dipinto di Francesco de Giorgio (fig. 12); movimentata la scena di un'altra rappresentazione (fig. 13); ricordiamo altre opere, del Durer, di Guido Reni all'Ermitage, del Tiepolo, del Rubens in cui, come in quella dello Zuccarelli, i protagonisti appaiono miniaturizzati, rispetto all'ampiezza scenica; proseguiamo rammentando, in ordine alfabetico, Andrea Appiani, tempere nella raccolta Biandrà di Reaglie, Boucher, autore di due opere, una delle quali perduta ma nota attraverso le incisioni, Guido Cagnacci, per la plasticità del busto discinto e la severità dello sguardo, Giovanni Domenico Cerrini, col drappo rosso simbolo passionale, Schut Cornelius, Jean Coustin the Elder, Noel Nicolas Coypel, Maarten de Vos a Bilbao, che esibisce una plastica nudità, Michel Desubleay (detto Desubles o Desubleo), in una pensosità un po' fredda, Giandomenico Ferretti (copia alla Camera dei Deputati), gioioso gioco di luci, di ombre, di nuvole, Prospero Fontana, Luca Giordano, velata di sbieco dalla vita alle cosce, Claude Lorrain, Bernardino Luini (al Museo di Berlino), Gustave Moreau, poeticamente vestita solo di fiori, che si riversano dall'inguine alla sua coscia sinistra, il Padovanino, Giuseppe Patania alla Galleria d'Arte Moderna di Palermo, al toro abbracciata, braccio nudo che copre un seno all'amazzone, alluce visibile dal sandalo, che sfiora l'acqua, un amorino con in pugno una freccia, scherzoso, Francesco Maria Raineri (detto lo Schivenoglia), Sebastiano Ricci, ben composta, infine la scultura de 'il Riccio'.
      Il tema piace, per cui invade anche arazzi, tappezzerie, oggettistica, come tabacchiere od altro, piatti, soprammobili, specialmente quelli di Capodimonte.


figura 12


figura 13