Europa tra sacralità e dissacrazione
di Carlo Piola Caselli

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      In età contemporanea, abbiamo la versione di Berlino del 1902, raffrontabile con quella simile ma assai aitante (fig. 14), quella maliconica del 1910 alla galleria Tretjiacov ed un'altra triste e stanca di Valentin Seròv, le tre massicce che accompagnano altre sculture di Ferdinand Botero, quella di Gustav Heinrich Wolf del 1923, accovacciata completamente nuda, di profilo, come su un balocco, sul toro accovacciato anch'esso, di Max Beckmann del 1933, raffigurata triste, riversa abbandonatasi nuda, quasi in posa sacrificale su un'ara, attraverso la groppa di un brutto stilizzato toro, arriviamo all'espressionismo elettrizzato ed attonito di Ursula del 1987. Più da Pasifae che da Europa, è l'abbraccio un poco mostruoso rappresentato nella pur bella terracotta di Salvatore Rizzuti. Non dobbiamo dimenticare né Boffa, né Matisse, né la scultura a Strasburgo al Parlamento Europeo. Neppure la squisita illustrazione di gusto campestre di Severino Baraldi, o le versioni belle quanto effimere, quali le sculture di sabbia di Jesolo.
      Riportiamo tre vignette, le prime due tratte da 'Tagesspiegel' (fig. 15) e da 'Die Zeit' del 1949 (fig. 16), in cui la dissacrazione è palmare, la terza tratta da 'Die Welt' del 1956 (fig. 17), simboleggiante la carne in scatola, ossia agli inizi del consumismo che sta ormai pervadendo l'Europa, riportate nella rivista 'L'Europa' del 1973.


figura 14


figura 15


figura 16


figura 17