Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Il 30 giugno 1970 si riaprivano a Lussemburgo i difficili negoziati con Danimarca, Gran Bretagna, Irlanda e Norvegia, riguardanti tutti i settori: a tale fine veniva istituito un comitato, presieduto dal Primo Ministro del Lussemburgo, che presentava il “Piano Werner” in ottobre, destinato all’unione progressiva delle politiche economiche ed alla creazione di un’organizzazione monetaria (entro il 1980) e di un’unione economica e monetaria.
     Il 27 ottobre 1970 veniva approvato il “Rapporto Davignon” (dal nome del Commissario belga Etienne Davignon) sulla cooperazione politica per armonizzare la politica estera, detto anche di “Lussemburgo” dove è stato adottato: veniva così istituita la Cooperazione Politica Europea (C.P.E.), per concertare la politica estera, tappa fondamentale verso l’unificazione politica, che verrà potenziata dall’Atto Unico Europeo del febbraio 1986.
     Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 22 marzo 1971, adottava una serie di decisioni (con effetto retroattivo al 1° gennaio 1971), prima fase del “Piano Werner”, brillante avvio dell’unione politica e monetaria, immediatamente perturbato dalla crisi monetaria, dovuta alla sopravvalutazione del dollaro rispetto all’oro ed alle altre monete collegate: in agosto gli U.S.A. sospendevano la convertibilità del dollaro in oro, compromettendo i famosi accordi di “Bretton Woods” e l’equilibrio di gran parte delle monete occidentali; malgrado l’estate, si correva ai ripari ma solo in dicembre le autorità monetarie riuscivano a ristabilire un certo ordine: dollaro e lira si svalutavano, si rivalutavano marco, fiorino olandese, franco belga, yen giapponese e franco svizzero, mentre franco francese e sterlina mantenevano la loro parità rispetto all’oro.