Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Il displuvio fra liberalismo e socialismo rendeva diffidenti i marxisti, perplessi se non contrari i cattolici per l’attacco alla Chiesa ed al Concordato, freddi i liberali abituati a toni più classicheggianti, diffidenti i monarchici perché non si faceva alcuna distinzione fra monarchie assolute e monarchie costituzionali, tuttavia esso è un importante documento sulla libertà, intesa come dignità dell’uomo, sulla quale vi sarebbe molto da riflettere.
     A Milano il 27-28 agosto 1943 si teneva una riunione del Movimento Federalista a casa di Alberto Rollier: vi convenivano in una ventina, tra cui Rollier, Spinelli, Colorni, Rossi, la Hirschmann, Braccialarghe, Boleghin, Cozzi, Giussani, Ginzburg, Jervis, Arialdo Banfi, gli architetti Belgioioso e Rogers, Vittorio Foa, Franco Venturi e Manlio Rossi Doria.
     Pochi giorni dopo, agli inizi del governo Badoglio, quando Mussolini era ancora prigioniero sul Gran Sasso, usciva il terzo numero dell’ “Unità Europea” a Roma ma veniva arrestato Usellini, sorpreso a lanciare manifestini che incitavano alla lotta contro la Germania.
     Dopo l’8 settembre Rossi e Spinelli si recavano in Svizzera, per cercare contatti con altri gruppi federalisti sorti soprattutto in Belgio e in Francia, poi rientravano in Italia per partecipare alla Resistenza.
     A Roma i federalisti continuavano a far capo a Leone Ginzburg, Colorni, Rossi Doria, Mario Zagari, Margherita Bernabei, Lili Marx e poi ad Aldo Garosci dopo che era stato paracadutato dalle truppe americane nel meridione ed il 22 gennaio 1944 si approvava clandestinamente il documento esplicativo del Movimento Federalista per l’Unione del Continente. A Roma continuavano i contatti con Ugo la Malfa, Ferruccio Parri, con esponenti di Don Luigi Sturzo, con Niccolò Carandini, Mario Ferrara, Guido Calogero, Guido de Ruggero, Luigi Salvatorelli, Domenico Sandulli, Pietro Benedetti (trucidato alle Fosse Ardeatine) e con il fiorentino Cappugi.