Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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L'euro nella crisi internazionale

     Anche se non tutti i paesi dell’Unione Europea hanno adottato l’euro (infatti ben dieci ne sono ancora fuori, tra cui spicca il Regno Unito e la Danimarca, ai quali una clausola permette loro di mantenere indefinitamente le loro valute nazionali, e la Svezia in deroga), al 2011 ne fanno parte Austria, Belgio, Findandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna (tutti questi dal 1° gennaio 1999), Grecia (1° gennaio 2001), Slovenia (1° gennaio 2007), Cipro e Malta (1° gennaio 2008), Slovacchia (1° gennaio 2009), Estonia (1° gennaio 2011). E’ inoltre utilizzato direttamente da altri sei stati: Città del Vaticano. Principato di Monaco e Repubblica di San Marino (per accordi internazionali), Andorra, Montenegro e Kosovo (per adozione unilaterale), ma è moneta ufficiale anche in tutti i dipartimenti e collettività d’oltremare francesi: Mayette e La Réunion (Africa), Guadalupe, Martinica, Saint-Pierre e Miquelon, Saint-Barthélemy, Saint-Martin (Nordamerica), Guyana francese (Sudamerica).
      Si è creata così un’eurozona di 320 milioni di abitanti ma, considerando i paesi terzi, lo utilizzano direttamente 480 milioni di persone in tutto il mondo.
      Il debutto dell’euro sui mercati finanziari risale al 1999 ma la circolazione ha avuto inizio il 1° gennaio 2002 in dodici paesi. Il suo nome deriva dalle iniziali della parole ‘Europa’ la quale è simile pressoché in tutte le lingue del mondo ed è stato accettato nel 1995 dal Consiglio Europeo di Madrid, in sostituzione dell’ECU (acronimo inglese di European Currency Unit ovvero Unità di Conto Europea).
      Ora la partita si fa particolarmente interessante poiché, dopo un periodo di discreto andamento dell’economia, percui l’euro ha potuto debuttare sulla scena mondiale come moneta forte, è subentrata la grande crisi euro-statunitense, anche per l’emergere, nel frattempo, di colossi come la Cina, l’India ed il Brasile, ricchi oltretutto di materie prime, oltre che di manodopera a buon mercato, perciò occorre coordinare al massimo la rete finanziaria dell’eurozona, anche con politiche di contenimento di spese e del conseguente debito pubblico degli stati. Una grande sfida è in atto. Infatti, mentre prima la partita si sviluppava su una scacchiera classica, ossia bidimensionale, ora, con la globalizzazione e con i risultati in tempo reale, è come se essa fosse tridimensionale, le cui variabili si siano moltiplicate.