Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Seguiva l’iter delle ratifiche da parte dei parlamenti nazionali: in Danimarca l’esito era negativo, sia pur per pochi voti, in un primo referendum che veniva indetto per il 2 giugno 1992 e, dopo alcune concessioni formalizzate in una serie di decisioni speciali, accettato di svolgere un secondo referendum, il 18 maggio 1993, veniva approvata la ratifica; il 18 giugno vi era un referendum in Irlanda e tutto andava bene; anche in Francia la ratifica era sofferta, ma il referendum del 20 settembre 1992 sanciva finalmente, sia pur per pochi voti, la via libera; la ratifica della Gran Bretagna veniva ritardata al 2 agosto 1993 dalla resistenza dei conservatori al governo; in Germania veniva chiesta alla Corte Costituzionale federale una pronuncia di incostituzionalità della legge di ratifica, nel presupposto che il trattato avrebbe alterato l’assetto costituzionale della Repubblica Federale Tedesca, ma tale assunto veniva respinto con sentenza del 12 ottobre 1993, ponendo tuttavia alcuni controlimiti al potere discrezionale degli organi politici del paese; negli altri stati i parlamenti, godendo del “quorum necessario”, potevano decidere direttamente.
     Il clamoroso no dei danesi del 1992 ha avuto eco in tutto il mondo ed è servito a far comprendere come la carenza d’informazioni nei cittadini giocasse negativamente, per cui si apriva un proficuo dibattito sul futuro stesso dell’integrazione europea. Integrazione non imposta dall’alto, ma frutto di un processo graduale, sostenuto dalla volontà e dalla convinzione di tutti.