Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Paul Hazard pubblicava in tre volumi La crisi della coscienza europea 1680-1715 (1935) e Robert Briffault aveva scritto il romanzo Europe (tradotto in francese nel 1936), un affresco dell’alta società del continente.
     Edmund Husserl, autore della Crisi della scienza europea e la fenomenologia trascendentale (1936-38), parlava del fenomeno primordiale dell’Europa dello spirito; il belga Henri Brugmans, che diverrà rettore del Collegio d’Europa di Bruges, pubblicava L’idée européenne (1937).
     Carlo Sforza pubblicava Synthèse de l’Europe (1937) che usciva nel 1945 in italiano, con il titolo Panorama europeo.
     Thomas Mann, nell’Avvertimento all’Europa (1937), rifletteva sull’umanesimo europeo, infuso di ragione, progresso, scienza, cultura, e meditava “noi dobbiamo essere europei … moderni … occorre europeizzarsi”. L’inglese Ilario Belloc condannava il culto della scienza e del progresso, in nome della chiesa e dell’autorità. Jacques Maritain, un altro filosofo cattolico, alla vigilia della seconda guerra mondiale, in una conferenza sul Crepuscolo della civilizzazione, si domandava se fosse troppo tardi per l’Europa.
     La Federal Union laburista nel 1938 tentava di dare una mano alla Francia, contro la dilagante prepotenza hitleriana. L’Italia era troppo lontana, geograficamente ed, ormai, anche ideologicamente: il nazionalismo oltranzista aveva nuovi veicoli di propaganda in mano al potere: manifestazioni pubbliche di regime, stampa, scuola, radio, cinema e “la settimana Incom”, ossia gli speciali cinegiornali proiettati nelle sale cinematografiche dell’epoca, non essendovi allora i telegiornali.