Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Secondo Cattaneo era possibile concepire una federazione europea composta di stati nazionali a loro volta federati nel loro ambito: ciò poteva avvenire in Francia ed in Italia (lo proponeva anche Gioberti), mentre la Germania, nata da un raggruppamento di piccoli stati, possedeva, sin dall’inizio, una configurazione a forte decentramento. Ma ciò presupponeva la formazione di un potere sovranazionale. Insomma, lo scopo era di rivitalizzare un soggetto più vasto, non di frantumare l’esistente.
     A Cattaneo, varietà, molteplicità, individualità, nazionalità, apparivano essenziali all’Europa, per cui si rivelava un vero federalista: sviluppo organico, logica economica e storia, conducenti inevitabilmente verso un’integrazione federale progressiva; gli eventi di un secolo dopo gli daranno pienamente ragione. Gli italiani, malgrado la crisi, erano ottimisti. Gioberti maturava un’idea federalista, per cui il papato avrebbe giocato un ruolo di direzione dell’Italia e dell’organizzazione dell’Europa: concetto unitario, espresso nel Primato, nel trattato Della nazionalità italiana e nel Rinnovamento. Da una definizione classica, formulata dai greci, l’Europa, dovendosi formare, costituzionalmente era al medesimo stadio dell’Italia, in formazione; Polonia ed Ungheria erano nazioni oppresse, Germania ed Italia nazioni in gestazione.
     Anche Gioberti ravvisava nell’unità europea un retaggio di civiltà e storia: “Se l’Europa ha bisogno che la sua politica diventi una ragione che al diritto internazionale sostituisca il diritto cristiano, noi ci batteremo perché ciò avvenga”.