Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Grazie al genio di Napoleone, come osservava il March. de Laplace nell’Esposizione del sistema del mondo (1813), “l’Europa intera non avrebbe formato che un’immensa famiglia, unita dalla medesima religione, dal medesimo codice di leggi e dalle stesse misure”. Tra gli autori orbitanti nel sistema napoleonico possiamo menzionare Echassériaux, Quadro politico dell’Europa (1802), Niklas Vogt, La repubblica europea (1802 e 1808), Delisle de Sales, Della pace dell’Europa, Gondon, Diritto pubblico e diritto delle genti, seguito da un progetto di pace generale e perpetua (1807), ma beneficiava anche del prestigio dei più grandi spiriti, i più europei del mondo germanico, Goethe, Wieland, Hegel, Richter, proprio mentre Napoleone era costretto a trasformare il continente in uno stato chiuso al mondo, come per ben altri motivi aveva chiesto Fichte!
     Ma Richter (1763-1825), osservando l’Europa chiusa in se stessa, la immaginava unita ed aprentesi al mondo.
     Napoleone, nel ritiro dell’isola d’Elba, concepiva un modo nuovo d’intendere l’Europa; tornato in Francia, scriveva di proprio pugno, nel preambolo stilato da Benjamin Constant “avremo per scopo di organizzare un grande sistema federativo europeo, che abbiamo adottato come conforme allo spirito del secolo e favorevole al progresso della civiltà”; Constant stava pubblicando il suo pamphlet “Lo spirito di conquista e d’usurpazione nei rapporti con la civiltà europea”, proponendo un piano d’unione; la sua polemica sulla guerra si legava all’attacco contro l’idea giacobina della nazione centralizzata: si faceva perciò partigiano di un’Europa unita federalisticamente, un’unione pacifica di popoli, nel rinascere delle realtà locali. Anche Napoleone aveva visto giusto, nel dire che, con la caduta del suo impero, l’unica soluzione possibile sarebbe stata una federazione.