Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Secondo Chabod la piena civiltà ha due componenti, lo sviluppo della condizione sociale e lo sviluppo culturale, il progresso dell’uno senza l’altro o viceversa non fa vera civiltà, è come dire un albero spoglio.
     Schelling (1775-1854), ultimo dei grandi filosofi romantici, nel Sistema dell’idealismo trascendente (1800), difendeva l’idea di una federazione e di una corte di giustizia internazionale: per la salvezza dell’Europa, la libera cooperazione dello stato con la chiesa, sola base di un’unione durevole dei popoli. Parole da non sottovalutare. Infatti, il concordato tra Napoleone e Pio VII, negoziato per un anno a Parigi da Spina e da Caselli, rinato dalle ceneri del feudalesimo, era stato un atto innovativo di grande portata nella diplomazia europea, tanto che ancor oggi serve da modello.
     Friedrich von Schlegel pubblicava la rivista “Europa” (1803-05); secondo la sua Filosofia della storia universale (1829) l’impero di Carlo Magno ed il papato hanno rappresentato le più alte istituzioni della “Repubblica europea”: descrivendo il classico contrasto tra l’Asia e l’Europa, ne elogiava le diversità, deplorando la fine di questa sintesi tra unità e diversità, che Carlo V aveva sognato di far rivivere, ma, esaminando il cristianesimo trionfante medioevale, poneva a confronto la coscienza europea degli illuministi con quella dei romantici, rapportando l’Europa e le nazioni, il tutto e le singole parti.
     Muller (1752-1809), come Rousseau, vedeva gli stati d’Europa correre verso la propria rovina; interessante la sua comparazione delle civiltà; avendo servito Austria e Prussia, aveva contrastato l’egemonia napoleonica. Invece la “Gazette de France” nel “Tableau de l’Europe” del 2 gennaio 1806 scriveva “ormai la Francia sarà il punto d’appoggio sul quale riposerà l’Europa intera”.