Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Defoe affermava: “la pace del Regno Unito, la tranquillità generale dell’Europa devono prevalere”. Secondo un altro scritto inglese del 1743, Storia della grande crisi dell’Europa, ad essa dovevano essere sacrificati gli interessi particolari di ogni stato.
     Sul piano culturale, non sottovalutiamo l’importanza che ha avuto la moda del “grand tour”, attraverso tutte le nazioni, di viaggiatori provenienti da ogni città, su cui vi è stata una mostra a Roma.
     Un’altra fastosa allegoria dell’Europa è in un affresco di G.B. Tiepolo nel palazzo residenziale di Wurzburg (1750-52).
     Rousseau ha trattato lungamente sull’unione europea nell’ “Extrait du Projet de paix perpetuelle de M. l’Abbé de Saint-Pierre, par J.J. Rousseau, citojen de Genève” (1761) e di federalismo nel “Governo della Polonia”: nell’Europa, sempre contrapposta all’Asia ed all’Africa, vedeva una varietà di popoli, una società dotata di religione, costumi, leggi, da cui nessun popolo potesse discostarsi, senza creare gravi danni, e suggeriva un sistema federativo risalente ai Comuni.
     Rousseau non si accontentava del sistema dell’equilibrio europeo, ma vagheggiava un’organizzazione internazionale, su basi federali, che trasformasse l’Europa in un “vero corpo politico” solido ed efficiente, mentre sul piano culturale, nei costumi, nella vita, era assolutamente avverso ad un europeismo unificatore che non rispettasse le caratteristiche nazionali.
     Nei Dialoghi (1768) Voltaire disquisiva se l’Europa moderna andasse meglio dell’Europa antica: ponendosi tra i detrattori e tra coloro che volevano farne un paradiso per il sistema, vedeva con piacere che in essa si formava un’immensa repubblica di spiriti colti (“l’Europa intera è una repubblica di scienziati”), evidenziava la civilizzazione dell’Europa cristiana nella giungla delle nazioni e parlava di costituzione politica dell’Europa.