Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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     Paolo Giovio, dopo aver viaggiato in molti paesi, nel 1536 aveva iniziato a far costruire, a Como, un palazzo destinato a raccogliere i ritratti dei personaggi di tutta Europa, una specie di Museo Europeo.
     Intanto nel 1571 aveva luogo la battaglia di Lepanto, con il concorso di Venezia, Spagna, Genova, del Papa, del Duca di Savoia, dei Cavalieri di Malta e di vari signori italiani che avevano aggiunto altre galee.
     Lo scettico Montaigne (1533-1592) faceva dei parallelismi, come il domenicano Bartolomé Las Casas (1474-1566), tra popolazioni dell’Europa e dell’America Latina, ma faceva anche una bella autocritica, come europeo, sullo sterminio di popoli interi da parte degli europei, ed arrivava al paradosso provocatorio: osserviamo i costumi dei mussulmani, persino dei pagani, vedrete che noi europei saremo sempre inferiori, ciò malgrado la nostra religione sia incomparabile.
     Guillaume Postel (1510-81) additava il re di Francia come il discendente morale di Jafet, pur coniando la parola “cosmopolita”.
     Il concetto di repubblica universale di Jean Bodin scaturiva dal commercio mondiale promosso dagli europei. Bodin, con i Sei libri della repubblica (1576), esprimeva il concetto di sovrano assoluto (che si distingueva dal despota poiché questi esercitava un potere arbitrario) e Charles Loyseau, nel Trattato delle Signorie (1611), precisava che i monarchi europei, essendo cristiani, ritenevano la propria sovranità una sorta di grazia divina, per cui si sottomettevano alle leggi della morale cristiana, della giustizia naturale e dei fondamenti dello stato.