Carlo Piola Caselli
L'Unificazione Europea. Dalla leggenda alla realtà


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I MITI
Il ratto d’Europa

     Le origini della parola Europa sono leggendarie: come cantava Esiodo, verso il 900 a.C., essa sarebbe stata una delle tremila oceanine, insieme ad “Asia”; mezza donna e mezza divinità, Europa, figlia di Agenore (discendente di Nettuno), è invece ispiratrice di Erodoto, di Tucidide, di Moschos, poeta alessandrino di Siracusa autore di un idillico carme, Il ratto d’Europa, tradotto da Leopardi, ispiratore a sua volta di tante pagine di Ovidio, di Diodoro, ma anche di opere d’arte come la metope di Selinunte, il mosaico di Aquileia, l’idria di Villa Giulia, l’affresco pompeiano al Museo Nazionale di Napoli, i vasi di Tarquinia e del British Museum o il sigillo di Micene (XIII sec. a.C.), il mosaico del III sec. d.C. della cosiddetta “casa di Europa” di Coo nonché i mosaici romani di Conimbriga (Portogallo) e di Palestrina (Roma, Galleria Barberini). Nelle monete antiche, Europa è rappresentata in quelle di Tiro (con il toro accucciato ai suoi piedi), di Sidone (sul toro) e qualche volta con una testa di toro o un’aquila.
     Riassumiamo la versione mitologica più accreditata della leggenda di Europa: Giove l’ammirava mentre con le sue compagne coglieva i fiori nei prati di Tiro o di Sidone, vicino al mare; innamoratosi, si trasformava in giovane torello e giocosamente le si avvicinava e le si accucciava ai piedi. Europa, coraggiosa e bellissima, gli montava sulla groppa ed avrebbe voluto che le sue amiche facessero lo stesso, ma il toro con un balzo si alzava e correva verso il mare. Nettuno spianava le onde, mentre un corteo di tritoni e nereidi cercava di rassicurare la fanciulla, spaventata, e la stessa Afrodite la accompagnava nel percorso. Giove portava la fanciulla a Creta, non senza averla confortata, dove si univa a lei presso una fonte sotto i platani, nei dintorni di Gortina (o nell’antro Ditteo) che le Ore avevano trasformato in talamo nuziale.