Carlo Piola Caselli
Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948 – 1954)


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Il Piano Schuman

     Una colonna di giornale, Roma 11 gennaio, riferisce della disamina della questione finanziaria, sotto il titolo L'Italia e il Piano Schuman con i due sottotitoli Crescenti perplessità sulla convenienza della nostra adesione. Studi e documentazioni per la commissione F.T. (Finanze Tesoro).
     Infatti il presidente della commissione Finanza e Tesoro del senato, sen. Paratore, ha nominato, oltre al sen. Mott, anche il sen. Tomé, relatore sul parere della “Commissione al Piano Schuman”, essendosi occupato del disegno di legge relativo all'IRI (aumento del fondo di dotazione).
     Gli antefatti: il prof. Saraceno (IRI) ed il prof. Marinelli (Finsider) erano stati latori a Paratore di una lettera dell'ing. Sinigaglia con importanti rilievi su di esso, base su cui Iri e Finsider son state invitate a relazionare circa gli elementi concordanti e discordanti: lettera del dott. Costa e fondamentale relazione critica del sen. Falck; mole di materiale che ha farcito di perplessità il clima dapprima favorevole all'adesione italiana; testo dapprima liberista, poi la Francia ha imposto la tesi dirigista, per controbilanciare la siderurgia tedesca, che avrebbe preso il sopravvento, ma così la posizione si è notevolmente indebolita. “Inoltre la tesi governativa secondo cui la vitalità del Piano Schuman sarebbe legata all'avvento di un'Europa federata, esaminata con la dovuta attenzione, resta indebolita perché nel caso molto probabile che la federazione europea resti una utopia, rimane in piedi la realtà costrittiva del nostro impegno cinquantennale al piano della comunità del ferro e dell'acciaio”.