Carlo Piola Caselli
Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948 – 1954)


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     Sono fuori discussione “sia la neutralità tendenziosamente isolazionista di Nenni, con i derivativi patriottico-nazionalisti, sia una impostazione di pacifismo astratto”, ritenendo 'buridanesca' la preoccupazione di un'equidistanza tra i due blocchi, poiché la scelta è già stata fatta, accettando il piano Marshall, percui ribadisce “La nostra formula è, e rimane, la unione europea”. Ma il problema odierno, col precipitar veloce degli eventi, sta accantonando questo disegno europeo, le preoccupazioni urgenti di Londra e di Parigi essendo oggi l'alleanza ed il blocco delle forze, “per Londra un nuovo e rinforzato baluardo europeo”, “per New York l'organizzazione in Europa di una prima difesa”. Così, persino “il Comitato internazionale di coordinamento dei movimenti federalisti europei annacqua prudentemente i progetti di precostituente in un evasivo societarismo”. Gli avversari di chi considera opportuno saltare senz'altro il fosso, schierandoci con Bruxelles, pongono spesso “nelle loro acidule e perentorie confutazioni” una rigida astrattezza. “Le argomentazioni di Calvi sono tutt'altro che infondate” ma il Governo è abbottonatissimo, sia in pubblico che in privato. Illusorio credere in analogie tra Italia e Svezia, non ripetere l'errore di Edward Grey, ed il “quos ego” di Bevin noi non lo rinforzeremo ma lo indeboliremmo poiché, rappresentando una grossa passività militare, lo rappresenteremo quando i nostri alleati ci volessero armare, come farebbe la Russia con i suoi satelliti.