Carlo Piola Caselli
Il taccuino di Ferruccio Parri sull'Europa (1948 – 1954)


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     Il 21 agosto, da Forte dei Marmi, Altiero Spinelli scrive una lettera a Parri, chiedendogli che gli ottenga l'incarico da qualche giornale per seguire la conferenza di Interlaken, rammaricandosi di non aver fatto in tempo a pubblicare il materiale preparatorio in un numero apposito del bollettino.
     Aggiunge “Avrai visto che il governo francese torna ancora una volta a proporre l'Assemblea europea. Sempre più forte corriamo il rischio di vedere l'Italia estromessa da una iniziativa europea, cosa che farebbe molto piacere ai comunisti che desiderano l'isolamento italiano, come primo passo verso l'asservimento all'URSS, come hai assai bene messo in rilievo nel tuo discorso; e farebbe molto piacere a tutti quei conservatori e clericali che desiderano vedere l'Italia non più provincia di un'Europa democratica, ma convertita in un grande stato pontificio dipendente, per la sua sicurezza, direttamente dagli Stati Uniti.
     “A Interlaken occorrerà dare il massimo rilievo alla necessità di includere sin dal principio l'Italia democratica nelle iniziative per l'unità federale europea, ed occorrerà che il massimo numero di esponenti democristiani nostrani si impegnino in questo senso. Penso in particolare a Gronchi”. Occorre infine tenere buoni rapporti con i francesi, bisognosi di aiuto per tener testa alle riluttanze inglesi. (9)
     In un foglietto dedicato ad alcune brevi riflessioni su Rossi, Parri ha scritto, criticamente: “La unificazione economica non può portare alla unificazione politica. E' una strada sbagliata; non è neppure una strada” checché ne dicano quei “realisti della politica” che la presentano come “preferibile per superare le dispute frapposte dai pregiudizi dai sentimenti e dagli interessi nazionalistici”, non credendo “che si possano federare i popoli europei attraverso la unificazione dell'economia europea”. (10)

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(9) ACS, b. 223, fasc. 1833.

(10) ACS, b. 125, fasc. 589.