Carlo Piola Caselli
La Comunità Europea di Difesa


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     Scaturiva poi il delicatissimo problema dei poteri sostanzialmente “dittatoriali” da attribuire al Commissario ed all’Alta Autorità, per gli abusi che avrebbero potuto farne, passando da arbitro a coordinatore.
     Se nel “paniere dei no” troviamo persino questioni di interpretazione filologica degli ordini, per nazioni con alle spalle due guerre mondiali, oltre alla guerra di Crimea, alla guerre napoleoniche, fino ad Eugenio di Savoia ed altri condottieri, i cui eserciti erano eterogenei, è sintomatico della estrema riluttanza dei quadri militari nei confronti della CED, da diagnosticare a livello di allergia.
     Cappa ironizzava, giustamente, che sarebbe stato come fare una casa iniziando dal tetto, imponendo elevati oneri all’Italia per far cosa, in sostanza? Un esercito franco-tedesco!
     Infatti, mancando, al momento, persino una costituzione europea, a cosa si sarebbe potuto polarizzare un esercito europeo? Su che giurare fedeltà? “Si lavora sulla sabbia”, scriveva lo stato maggiore della difesa e Cappa sosteneva addirittura la necessità di una revisione della nostra posizione nella NATO.
     Venendo ad esistere in Europa tre forze militari, americana, inglese ed europea, si sarebbe imposta una dicotomia, o politica europea o nullità in fatto di politica estera. Perciò, l’unica alternativa diveniva una federazione europea, come prospettava De Gasperi, così Marras poteva prender tempo, in attesa che la federazione si attuasse! Possiamo scorrere le cinque tipologie di forze armate, il protocollo segreto tra NATO e Gran Bretagna, l’assemblea e la corte di giustizia, ricalcante quelle della CECA, i sette punti critici, le incisive critiche di Cappa e di Marras, l’inerzia di Pella e di Vanoni, creature dell’atlantismo, mentre Mancinelli, contrapponendosi a Cappa ed a Marras, dipingeva invece una tela “futurista”, da inserire però in una cornice “federativa”.