Bacheca d'Europa


Presentazione del libro di Carlo PIOLA CASELLI nel castello di San Pelagio

      Il 16 marzo, nell'ambito delle celebrazioni dannunziane per il 150° anniversario della nascita e del 75° della morte del Vate, è stato presentato, nello storico castello, il libro di Carlo PIOLA CASELLI, Gabriele d'Annunzio e gli eroi di San Pelagio, Quaderni d'Aeronautica a cura di Federico Adamoli, 2013.
      La direttrice del Museo dell'Aria, Ricciarda AVESANI, la quale è anche, assai onorevolmente, proprietaria del castello di San Pelagio, non si è limitata a fare gli onori di casa, ma è entrata nel vivo, con competenza e cognizione di causa, svolgendo delle considerazioni, prendendo lo spunto dalla presentazione dell'autore e degli oratori allineati al tavolo del simposio.
      Ha iniziato a parlare presentando, con la sua consueta calda affabilità, l'autore, ritenendolo legato alla storia europea, non solo per l'ampia prestigiosa ramificazione di personaggi della sua famiglia appartenuti anche alla storia patria ed alla storia del volo, essendosene interessato più approfonditamente anche attraverso il suo Museo Europeo, in cui dibatte questioni storiche internazionali; un quarto di secolo fa gli è capitato di rileggere, in un libro del Conte Piero Ferretti, che conservava con particolare cura, delle interessanti pagine sul campo di San Pelagio, allora era venuto qui, invitato da una signora (l'oratrice) che si arrabattava a dare la giusta importanza a questo luogo storico da cui d'Annunzio è partito, sede non solo dell'assai titolata 87^ Squadriglia ma anche dei gruppi di bombardieri Caproni, e che ha avuto anche l'onore di esser gratificato da una visita, durante la Prima Guerra Mondiale, del Re d'Italia.
      Così ella continua:“L'autore si è subito impegnato a dare il suo contributo allo studio ed alla ricerca di quegli elementi legati a questo museo, voluto da mio padre e che io da 33 anni porto avanti”. Di questo libro, “sono grata è dire veramente poco, perché in realtà, attraverso una documentazione straordinaria, c'è tutta la storia di quei piloti che qui a San Pelagio sono venuti per compiere i loro voli, hanno mangiato, dormito, fatto le loro considerazioni, hanno scritto le loro lettere a casa” e, soprattutto è stata fatta la cosa più importante, avendo riscontrato tutto nell'archivio di Ferretti, col quale c'è stata una grande amicizia tra le loro famiglie, oltre che nei documenti dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Aeronautica e del Museo Europeo.
      Questo valoroso pilota ha scritto nel suo libro e nelle sue lettere alla sua promessa sposa come si svolgeva la vita al campo ma, soprattutto, ha preso spunto per raccontare le sensazioni di chi stava per partire, per questi voli doppiamente perigliosi, per l'insidia del nemico, dai quali a volte non si tornava. Ma ha scritto anche della vita di questi baldanzosi giovani, con brani di grande tenerezza umana, poiché alle volte siamo portati a considerare questi piloti come simulacri dei loro voli e delle loro gesta, mentre qui appaiono delle persone in carne ed ossa, con le pulsioni del loro cuore, delle loro vene, a volte anche nei riti dell'“amor profano”, nelle loro chiassose gite a Padova al grande albergo dello Storione (che non esiste più), come delle matricole universitarie in vacanza.
      Osserva la presentatrice:“Queste note, davvero umane, io le ho ritenute importanti perché ci fanno capire che erano persone come tutte le altre, giovani, esuberanti”, ma “un'altra cosa che ci ha colpito è quella su cui oggi pensavo di soffermarmi con maggior attenzione, ossia sulle caricature che erano state affrescate nella sala della mensa, in fondo ad uno degli hangar, da Nello Marani, di ciascun pilota” di cui poi l'attore Gioele Peccenini ve ne leggerà la vivace descrizione tratta dal libro di Ferretti e riportata da Piola Caselli, poiché così capirete come erano questi personaggi e come ci fosse un fondo di allegria in queste persone. Ricorda con rammarico che ne aveva avuto, dal Museo della Guerra di Rovereto, una foto, che però le è stata rubata, spera non da un ladro ma dalle tentazioni di un appassionato, che l'aveva vista troppo a portata di mano, mentre lei era stata poco accorta, poiché non avrebbe mai immaginato che ciò fosse potuto accadere, ma spera di riaverne una copia.
      La direttrice passa quindi alla presentazione di questo libro che ritiene, con cognizione di causa, davvero importante, poiché, anche se Giorgio Evangelisti, lo storico che è stato consulente scientifico di questo Museo, ha scritto un libro sulla squadriglia della Serenissima, in questo di Piola Caselli affiorano molteplici dettagli che non si conoscevano: ciò dimostra l'importanza degli archivi proprio perché senza di essi e senza le testimonianze e le lettere dell'epoca nessuno possa fare alcunché e, soprattutto, non si riesca a ricostruire la storia con certezza, poiché soltanto i repertori possono confermare quanto si dica, altrimenti son delle bellissime fantasie, ma la Storia preferisce la concretezza delle testimonianze.
      Passa la parola all'Avvocatessa Roberta AMATI, Assessore alla Cultura del Comune delle Due Carrare (Carrara San Giorgio e Carrara Santo Stefano), “da cui dipende questo territorio”, invitandola ad offrirci qualche scorcio.
      “Sì, innanzitutto in qualità di Assessore porto a tutti Loro il saluto dell'intera amministrazione e sin da subito ringrazio la direttrice del Museo dell'Aria per l'impegno profuso in tutti questi anni nell'organizzazione delle iniziative culturali sempre tendenti alla valorizzazione della storia del nostro comprensorio che, come emerge dalle sue parole, è importante”. L'oratrice riassume il senso di questa giornata:“Quale migliore occasione se non proprio questa, di celebrare a San Pelagio, territorio che ha fatto parte della vita e della storia di Gabriele d'Annunzio, attraverso il libro di Piola Caselli, dal titolo emblematico, il quale offre una ricognizione (giusto per utilizzare un termine tanto caro al mondo dell'aviazione) puntuale sulla vita del Vate e dei suoi compagni, proprio ambientata qui, nel 1918, quasi un secolo fa, dandoci un'immagine che mi ha molto colpito, in quanto si dice che fosse un campo che poco si prestava a queste operazioni militari, data la ristrettezza degli spazi, tanto che servisse una notevole abilità per effettuare i decolli e gli atterraggi e gli stessi piloti dicevano che coloro i quali le effettuavano dovessero facilmente incorrere in qualche incidente di percorso, in qualche capotaggio; ciò nonostante questo campo aveva intorno a sé un'intensa vita militare: si parla di 10 Caproni che quasi quotidianamente partivano e ritornavano; un'altra caratteristica del libro è che non si tratta di un romanzo, essendo i personaggi medesimi a raccontarsi attraverso le loro gesta, i loro rapporti ufficiali di volo al Comando Supremo, la loro corrispondenza che vien riprodotta in modo autentico, lettere inviate ai propri cari ed alle proprie amate, in cui si delineano i rapporti che si instaurano con i compagni, ad esempio Ferretti rievoca del suo arrivo, dell'accoglienza, dei primi addestramenti, delle dinamiche interpersonali, come per esempio con Gino Allegri, un istruttore di prim'ordine, di quelli più vicini allo stesso d'Annunzio; poi da queste pagine emergono delle caratteristiche inedite del Poeta, si riferisce che anche negli hangar usasse questo linguaggio aulico, sempre ricercato, proprio di quella aristocrazia che era stata sempre amata e osannata nelle sue opere letterarie; fuoriesce poi ovviamente questa sua personalità forte, dirompente, tipica di quella parte del decadentismo che contraddistingue anche la sua esistenza, in questa ricerca continua alla realizzazione del mito del superuomo; ma anche se subisce le influenze delle tracce filosofiche di Nietsche, poi la critica letteraria dimostrerà come abbia ben poco a vedere”.“Ma, al di là di questo, vorrei anche un po' ricordare la ricerca che ha contraddistinto d'Annunzio nel principale legame con il nostro territorio, ossia la partenza per il Volo su Vienna, un'impresa che ha veramente dell'epico per quei tempi, attraverso un commento della stampa austriaca del 9 Agosto 1918 sull'“Arbeiter Zeitung”: “E i nostri d'Annunzio dove sono? Anche fra noi si contano in gran numero quelli che allo scoppiare della guerra declamarono enfatiche poesie. Però nessuno di essi ha il coraggio di fare l'aviatore. Insomma, persino nelle parole della stampa avversaria appare la vera dimensione del Poeta, non nella maniera un po' presuntuosa di personaggio coccolato nei salotti dell'aristocrazia dell'epoca”. “Io adesso vorrei lasciare la parola all'autore del libro … non vuole … allora la ripasso alla presentatrice”.
      La Direttrice del Museo dell'Aria la ringrazia ed invita a parlare la rappresentante del Museo Caproni, Dottoressa Neva CAPRA, poiché ella offre la speranza che tra i Musei che si occupano di questi argomenti (che in Italia sono relativamente pochi e forse un po' sottostimati di fronte alle tante bellezze che conservano tanti altri) non vadano dimenticati, “poiché noi facciamo un'operazione veramente molto più difficile del museo d'arte, non di minor valore, considerato che la nostra storia ci dà la possibilità della comprensione dell'epoca attuale. Se noi non sappiamo da dove derivi ciò che vediamo, diventa veramente tutto incomprensibile. Infatti, solo se la storia ci parla un linguaggio comprensibile sono certissima che viviamo meglio, non è un modo di dire per dare un po' più di credito ai nostri musei, ma è la realtà, se non si sa la storia si ha un bel guardarsi intorno, sfido chiunque a capire l'oggi italiano e l'oggi europeo”,“poiché il presente è strettamente legato a questo pezzo di storia dello squarcio del '900 impropriamente chiamato il secolo breve mentre per me è invece infinito”,“con un bagaglio propositivo culturale, tecnico, scientifico, di prim'ordine, per capire il quale ci siamo qui noi che lo abbiamo studiato specificatamente. Questi musei hanno una funzione importantissima, misconosciuta dallo stato e dagli organi pubblici (ad eccezione dei presenti), di cui ne abbiamo conferma nell'interesse che mostrano i visitatori, quando li sentiamo dire … ah questo non lo sapevo … ah quest'altro non lo sapevo … mentre gradiremmo una maggior consapevolezza, infatti sarei propensa per la formazione di una rete tra di noi, in cui ognuno faccia la sua parte, senza aver la pretesa di esaurire lo scibile, attraverso una stretta collaborazione, in particolare di questo museo con quello della guerra di Rovereto e con il Museo Caproni di Trento”. Invita quindi l'altra oratrice a prender la parola, la quale esordisce così:
      “Anzitutto porto col mio saluto personale quello del Museo dell'Aeronautica Gianni Caproni, che rappresento: io ho sempre il particolare orgoglio di ricordare che si tratta dell'istituzione aeronautica più antica al mondo. Infatti la collezione raccolta oggi a Trento è stata in realtà iniziata nel 1927 per volontà di Timina Guasti, la moglie di Gianni Caproni”, nobile figura di donna, “anche se normalmente esiste un pregiudizio secondo il quale il gentil sesso non appartenga alla storia dell'aeronautica, invece essa è stata costituita ed avviata proprio da una donna, mentre un'altra istituzione altrettanto importante come la raccolta sul volo del castello di San Pelagio, nel museo in cui oggi ci troviamo, è retta da una signora che ne è una brillante direttrice”.“Comincio così, con questa provocazione, poiché la settimana scorsa, essendo la festa della donna, essendomi stato insinuato ciò, io ho potuto facilmente rispondere che, se comincio da Timina Guasti ed arrivo a Ricciarda Avesani, demolisco facilmente questo pregiudizio”.
      L'oratrice delucida quindi il rapporto di collaborazione tra i due musei, di Trento e di San Pelagio, che ruotano intorno ad un progetto di recupero, studio, valorizzazione e restauro del più antico bombardiere Caproni oggi esistente al mondo, a Rovereto (oltre a quello che è conservato a Vigna di Valle e ad un altro negli Stati Uniti, entrambi databili agli inizi degli anni '20), mentre questo in questione è anteriore (1916-17), quindi il più antico esemplare sopravvissuto, alcuni pezzi del quale erano proprio qui conservati, percui si è addivenuti ad una stretta collaborazione per ricondurli ad un unico nucleo, in vista delle prossime celebrazioni del centenario della Grande Guerra. Ha ricordato quindi che due settimane fa il Vittoriale ha dato inizio alle celebrazioni dannunziane, auspicando che nel lungo “corridoio” culturale delle tante iniziative dei prossimi anni si possano vedere collaborare insieme tante istituzioni nazionali ed anche transfrontaliere: infatti l'imminente centenario della Grande Guerra sarebbe importante che venisse studiato ed approfondito adeguatamente. “Dal punto di vista nazionale noi partiamo con questi progetti di collaborazione che hanno avuto inizio con il recupero di questo bombardiere, proseguiranno nell'anno dannunziano con la rievocazione del volo su Vienna, con una mostra al Museo Caproni sulla figura di d'Annunzio aviatore contestualizzata all'interno delle celebrazioni”, occasioni importanti poiché consentono alle istituzioni territoriali di comunicare tra di loro, di interagire, di formare progettualità comuni, poiché “l'unione fa la forza, soprattutto nel campo culturale”, dato che ciascuna componente custodisce qualcosa di diverso e, se ci si mette in rete, si fornisce ai propri visitatori una visione d'insieme, invogliandoli a spostarsi da un luogo all'altro.
      L'oratrice, sottolinea anch'essa l'importanza storica degli archivi, delle molteplici fonti storiche, ponendo l'accento sulla fortuna che vi siano dei ricercatori storici che continuano a metterne in luce degli aspetti, ad offrire sempre nuovi elementi di conoscenza. Passa quindi ad illustrare l'intento di far rivivere in maniera virtuale l'emozione del volo su Vienna attraverso le simulazioni che avranno luogo il 21 aprile in sette luoghi storici dell'aviazione, prendendo il numero dai sette velivoli che andarono su Vienna e tornarono, ossia al Vittoriale, a Trento (dove si conserva uno SVA pilotato da Gino Allegri), a Vigna di Valle (dove è un altro SVA del volo su Vienna), all'aeroporto di Internazionale degli Abruzzi di Pescara, città natale del Vate, a Casale Monferrato, città di Natale Palli, il pilota che portò d'Annunzio su Vienna, a Lugo di Romagna, dove ha sede il Museo Francesco Baracca (il Poeta scrisse un'ode funebre su questo eroe) e, naturalmente, qui a San Pelagio, pietra angolare da cui è spiccato il volo.
      Ella saluta un rappresentante dei piloti virtuali, il comandante Luigi Cattadori, annunciando che la simulazione impegnerà tre ore per la sola andata, convergendo tutti su Vienna, partendo dalle sette località prescelte, e vi sarà anche modo di approfondire i contenuti storici di quest'impresa.
      Riprende la parola la direttrice, Ricciarda Avesani, “Io non so come ringraziare l'autore per questo suo studio”, leggeremo alcuni brani, tratti dalle sue fonti storiche, per capire come venivano visti questi piloti da uno che “ci giocava un pochettino con questi personaggi importanti, perché far parte della Serenissima era molto ambìto ma non era facile”, infatti Ferretti e Costa Sanseverino son stati trattati da “pivelli” poiché entrare in una squadriglia così titolata, specialmente dopo lo straordinario volo su Vienna, che aveva destato l'ammirazione in tutto il mondo, era diventato davvero difficile; ma non esservi ammessi sarebbe stato piuttosto avvilente, rischiando di dover scrivere alla propria fidanzata di non aver avuto quest'onore.
      Continua, “Certo qui d'Annunzio c'è stato, ma non ci è vissuto nel modo in cui tutti lo immaginano”,“modus vivendi” generalmente ritenuto più conforme alla descrizione di Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale, indubbiamente più “pruriginosa”, più sul versante delle conquiste femminili, mentre questo era il campo sacro, “ecco il luogo altissimo dove io respiro”, come il Poeta ha scritto nella dedica che ha fatto a San Pelagio, qui infatti siamo in una specie di sacrario che non ha nulla a che vedere con quell'altro d'Annunzio più sofisticato e profumato. “Ci tengo a sottolinearlo, voglio che non si confonda, e si tenga conto che qui c'era l'impresa che per Lui era importantissima, cui ha dedicato energie inenarrabili, scontri incredibili con gli alti comandi poiché, come al solito, dato che la politica sta dietro a loro, spesso non vien capita l'importanza e l'utilità delle cose”, per un'idea che ha portato avanti nella sua realizzazione, propugnandola tenacemente per un arco di tempo dal 1915 al 1918.
      Rievoca che d'Annunzio aveva incominciato a volare con Calderara nel 1909 e che nel Volo su Vienna abbia effettivamente rischiato la vita, insieme ai suoi eroi, poiché sorvolare le Alpi, andata e ritorno, un percorso quasi tutto su territorio nemico, con i mezzi dell'epoca, con le molteplici insidie, con la testa fuori, non è facile raccontarla, figuriamoci a viverla in prima persona, e neppure farla capire alle nuove generazioni per le quali il concetto di volare è diventato un luogo comune, avendone perso il fascino. Bellissima l'immagine dannunziana delle sette stelle dell'Orsa, equiparate ai sette velivoli che hanno compiuto quest'epica impresa.
      Ripete di esser molto grata per questo libro, uscito per merito dell'autore, Carlo Piola Caselli, e del curatore, Federico Adamoli, che vi ha profuso da parte sua un grosso lavoro redazionale, ritenendo che scrivere un testo su questi eroi sia anche riporre fiducia nel luogo che li ha raccolti, nel museo che conserva tanti loro ricordi, dove noi continuiamo a rievocarli, poiché quando parliamo e scriviamo di loro li facciamo rivivere, non rimangono nell'oblio, che è la più triste sepoltura senza ritorno, mentre ricordare le loro gesta è come rigenerarli a nuova vita, anche se è una bella sfida nei tempi attuali in cui i bambini giocano con dei personaggi che vivono e muoiono in un nanosecondo; tuttavia, anche se questi eroi avevano una speranza di vita assai limitata, immolandosi per i loro ideali continuavano a vivere in essi, perciò facciamo di tutto perché le nuove generazioni non crescano immemori, essendo stata l'esistenza di questi personaggi intensa di emozioni reali, non virtuali.
      Passa quindi la parola alla Professoressa Carla GAGLIARDI, una valente studiosa specializzata su d'Annunzio, a cui la lega la comune amicizia con il direttore della Fondazione Querini Stampalia, Giorgio Busetto, il quale anni fa, in un momento di sconforto nel portare avanti il Museo dell'Aria, non solo le aveva espresso il massimo incoraggiamento ma aveva addirittura dato il suo appoggio nel suggerimento delle tecniche di catalogazione per l'archivio e per la biblioteca.
      L'oratrice, nel portare il saluto della Fondazione Levi, che è a Venezia, a palazzo Giustinian Lolin, al ponte dell'Accademia, rievoca i coniugi Olga Brunner (una delle numerosissime amanti di d'Annunzio) ed Ugo Levi, musicologo ricordato nel novero della Fenice, anche se poi il suo nome è stato un po' dimenticato durante la Seconda Guerra Mondiale, i quali, non avendo avuto eredi, avevano aperto questo centro di musicologia con una biblioteca specializzata in questo settore. La professoressa rievoca i suoi primi passi, appena laureata a Pavia con una delle curatrici dei meridiani Mondadori, percui ha incominciato a doversi occupare di d'Annunzio e, dopo un lustro di corsi monografici, dopo essersi dedicata ad altri epistolari novecenteschi, è stata invitata così “oh però potresti … noi adesso avremmo”, senza rivelarle la consistenza delle lettere scambiate tra i due in questa grande storia d'amore, che si son rivelate a volte esser anche due al giorno per tutto l'arco della guerra. I vari biografi di d'Annunzio, assai stranamente, tendono a non volerne far tesoro, di questo interessantissimo fondo, forse temendone un ribaltamento di punti di vista, ma proprio questa prospettiva ha indotto il direttore della Fondazione a voler mettere in cantiere quest'importante impresa.
      L'oratrice delucida “l'anno scorso in occasione di un seminario sulla musica per film abbiamo ritagliato dello spazio per poter parlare degli autografi e di tutti gli spartiti che d'Annunzio regalò ai coniugi Levi” perché il mondo della Serenissima aveva un suo indubbio fascino, per la sua aristocrazia e per l'alta borghesia che la caratterizzava, in cui il Poeta poteva sviluppare tutte le sue preclare doti di grande comunicatore, poi fa anche un po' di garbato umorismo, accennando che per fortuna non avesse la mail, “altrimenti avrebbe mandato una quantità infinita di lettere in copia e incolla a tutte le donne con le quale era in relazione”; quindi accenna al desiderio del Poeta che Olga potesse esser l'attrice principale de “La Nave”; emerge anche che lui usasse il direttore del Museo Correr per restituire dei libri alla Marciana, essendo così impegnato in guerra. Olga si sentiva particolarmente appagata in tutti i sensi poiché il suo era stato un matrimonio combinato e pare addirittura che ella fosse stata “sposa non tocca” dal marito, con il quale peraltro condivideva un rapporto fraterno, sognando di arrivare ad avere un legame “more uxorio” con il Poeta, cosa invero molto improbabile, dato il carattere, anche se con lui condivideva la grande passione patriottica per la guerra, tanto che egli le scriveva “potrei morire in questo istante ma penso che sarebbe una morte di grande onore”.
      Un altro aspetto che è emerso è la convivialità di d'Annunzio, con l'entourage dei suoi eroi, mentre al Vittoriale raccontano che volesse desinare da solo, ma ciò è in contraddizione con gli anni veneziani, quando anche alla “casetta rossa” erano frequenti delle serate in cui condivideva una vita ricca di conversazioni e di intrattenimenti.
      E' “interessante vedere come questa con Olga non fosse soltanto una delle solite storie d'amore”, condividendo con lui gli “intenti politici anche perché, essendo figlia di un triestino, quest'idea dell'unità nazionale e delle imprese nazionali è diventata una componente importantissima, essendo una donna che pur appartenendo alla 'noblesse oblige' non si tirava indietro, cuciva per lui secondo le sue precise indicazioni la bandiera e persino i sacchettini che lui lancerà in volo”. Quindi, attraverso questo epistolario, emergeranno degli aspetti che si tende a non voler scorgere, “ad esempio il mio primo approccio è stato quello di leggere molte biografie e mi ha colpito un libro di Michael Arthur Ledeen, D'Annunzio the first Duce, 1977 e 2002, in cui l'autore riconosce che è il solo che si sarebbe potuto opporre a Mussolini poiché era arrivato ad avere in mano tutto il potere di un mondo militare, sociale, economico”.“E' interessante notare che a Venezia l'aeronautica facesse parte della marina e fosse il fiore all'occhiello non solo dell'Italia e dell'Europa ma di tutto il mondo; anche per gli Stati Uniti i motori italiani erano all'avanguardia ed in seguito manderà là anche suo figlio come ingegnere”.
      “La sua capacità comunicativa ci permette di vedere un d'Annunzio non solamente letterato od immerso nella vita privata, ma molto impegnato politicamente, essendo bello constatare che per lui il campo di San Pelagio fosse un posto unico, dove probabilmente si sentiva libero di essere sé stesso, non avendo la problematica di doversi imporre ad esempio di qualcuno, mentre io sto impazzendo a collazionare le carte, lo dico chiaramente, perché lui svolge contemporaneamente molte relazioni, anche se a livelli diversi. Per esempio, quando porta Luisa Bàccara a Fiume, la utilizza molto per far musica agli arditi e per tutta una serie di incombenze che Olga non avrebbe accettato, mentre questa, essendo più giovane, si mostra più duttile, accettando anche la compresenza di un'altra tanto da arrivare ad una situazione quasi invivibile al Vittoriale”.“Altro aspetto curioso, quando si trova ad avere cinque case contemporaneamente: lasciando Fiume è atteso la sera a Palazzo Barbarigo della Terrazza e lui comincia subito a scrivere a chi si occupa della “casetta rossa”, raccomandandosi che non venga venduta agli americani: in essa aveva fatto a sue spese molti lavori, trasformando anche il giardino in terrazza, ritenendola più bella ed elegante, però appena arrivato, tramite Vittorio Massone, ne chiede un altro piano, poi si rivolge allo Stato per poter godere della confisca dei beni del Vittoriale, a Gardone c'è un suo amico francese che lo incoraggia, ma non gli basta, vuole anche la casetta del rimbalzello sul Lungolago: quando si dice che era uno spendaccione è vero, le prendeva quasi sempre in affitto, ammobiliate, per il senso dell'horror vacui, voleva donne, oggetti intorno, basti vedere il bagno blu del Vittoriale, ma è curioso il fatto che stia finendo di pagare dei lavori da una parte e ne inizi degli altri dall'altra. Scrive a diverse persone la stessa cosa poiché le soluzioni vuole che vengano affrontate nella maniera che lui considera migliore, quindi anche il suo maggior biografo, Tom Antongini, dice che tutti gli amici fossero consapevoli di essere da lui più o meno sfruttati od utilizzati in maniera diversa”.
      “Ecco perché secondo me da questo ambiente di San Pelagio nasce veramente l'idea di un d'Annunzio che è più corrispondente a quello che doveva essere un personaggio così importante; proprio in questi giorni è uscita un'altra biografia, di Lucy Hugues-Hallet, “The pike” Gabriele d'Annunzio poet, seducer & preacher of war, gli inglesi hanno sempre questo taglio politico, e la “lancia” che antepongono è un chiaro segno della componente militare del personaggio, mentre in Italia si dà prevalente spazio ai suoi rapporti con le donne che non all'aspetto marziale che, sicuramente, sarebbe assai più interessante da analizzare per restituire la totalità del personaggio, perciò nell'amalgama di questo carteggio, denso di aspetti erotici ma anche di valenze patriottiche, son convinta di poterne approfondire l'essenza”.
      Dopo l'intrattenimento dell'attore Gioele Peccenini che legge alcune pagine relative agli eroi di San Pelagio, a dei brani per violino suonati dal maestro Niccolò Dalla Costa, tra cui uno di Debussy, menzionato nel libro, l'autore, anche se molto reticente, vien invitato dalla Direttrice a pronunciare qualche parola a conclusione del simposio. “Giusto due o tre immagini, qui credevo di venir scorticato da delle gentili signore ed invece mi sento a mio agio, direi in maniera dannunziana. La Vestale di questo sacrario ha detto delle gentilissime parole nei miei confronti, che devo voler di più (interrompe Avesani “io dico sempre la verità, a volte con qualche dispiacere di qualcuno”), vorrei fare una breve considerazione sui quattro elementi alchemici, aria, acqua, terra e fuoco, poiché li ritengo strettamente legati all'aviazione, infatti senza la loro combinazione essa non si sarebbe potuta sviluppare poiché, anche l'albero, da cui il legno, ha tratto con le sue radici la linfa dalla terra, non parliamo del ciclo del baco da seta, del ferro, di tutti gli elementi che, assemblati insieme, hanno dato come risultante la possibilità di volare. Oziosa la polemica che gli alchimisti non si rendessero conto che questi elementi a loro volta fossero dei composti o degli aggregati, ma su di ciò vi è molto da riflettere. Un giorno l'Ing. Magni mi disse una cosa bellissima, “noi inizialmente non avevamo formule per tradurre nella realtà il volo”, infatti ci son stati anche tantissimi martiri dell'aviazione che sono caduti perché perdevano le ali, chi conosce la storia dell'aviazione lo sa, ma l'immagine bellissima è stata, “Carlo, t'immagini uno Stradivari che vola?”. Passiamo un attimo nel pineto, da questi alberi colpiti, cosa vien fuori, delle gocce di resina, allora noi le mettiamo in un turibolo e ne consacriamo la loro sublimazione a questi eroi, perciò vi invito, alziamoci per un minuto di silenzio”.