Bacheca d'Europa


Recensione del volume
"La contessa di Castiglione. Il peso della bellezza" di Anna Rita Guaitoli

      A volte, parlare di donne famose è assai più facile che scriverne poiché, nell'accingersi a farlo, occorre soppesare tutto, tener conto delle infinite sfumature, completare gli aspetti segreti o perduti. Voler poi fare un ritratto fisico e psicologico di una donna così complessa e variegata, mitizzata, pur nella naturalezza della sua bellezza, è arduo, non per l'autrice di questo libro che, avvalendosi della propria femminilità, di cui ha fatto tesoro parametrico, canone aureo, è riuscita ad analizzarne le componenti più intime della protagonista.
      Certo, si è molto enfatizzata la leggenda di questa bellezza spregiudicata, munita di lasciapassare per alcove reali, quali quelle di Vittorio Emanuele II e di Napoleone III, del duca di Chartres, di Robert d'Orléans, di diplomatici, una specie di precorritrice di "Mata Hari", protagonista di intrighi diplomatici, nella raccolta di preziose informazioni, anche per i Rotschild, i quali erano attenti a tutto (dovevano la propria ascesa alle informazioni sulla battaglia di Waterloo, ricevute tramite un piccione viaggiatore). Quindi una specie di "banca dati", che crittografava, diffondendo i messaggi ai canali cui era collegata.
      Del vero e proprio suo influsso storico sulla causa italiana permangono invece dei dubbi, anche se il suo contributo non è mancato ed è stato molto ben romanzato da Salvator Gotta e nella conseguente serie televisiva di "Ottocento", sotto una valentissima regia quale quella di Anton Giulio Majano, un gentiluomo proveniente dalla cavalleria, che ha saputo far impeccabilmente interpretare i vari ruoli agli attori: quello della contessa di Castiglione era sostenuto dall'impareggiabile Virna Lisi, un intreccio di bellezza, eleganza, stile, fascino nonché di perfetta e spigliata recitazione. "Vi era un tale entusiasmo in loro, agli inizi, erano così ben amalgamati e capaci, venivano quasi tutti dalla miglior scuola di recitazione, che oggigiorno sarebbe impensabile arrivare a tanto" mi confidò molto tempo dopo in un incontro salottiero.
      Infatti, se Napoleone III si è deciso ad intervenire in appoggio al Regno di Sardegna non è stato unicamente per il contributo logistico e militare avuto nella Guerra di Crimea, dei conseguenti accordi di Plombières, poiché la molla che lo ha fatto scattare non son state le qualità olimpiche ed olimpioniche della contessa, bensì le assai più convincenti bombe dei patriotti pronte ad esplodergli sotto al trono se non si fosse deciso a scendere in campo. Certamente, soffrendo egli di flussione agli occhi, le bellezze femminili fungevano da benefico collirio, percui ella potrà aver avuto un influsso sulla causa italiana, ma non determinante, anche perché doveva vedersela con l'Imperatrice Eugenia che era contraria non solo a lei, alle cacce alle cerbiatte con le cui pelli si travestivano le belle, da scovare tra i cespugli, ma addirittura all'unificazione italiana, essendo troppo bigotta per mettersi contro al Papa. Quindi il titolo del libro di Mario Mazzucchelli, "L'imperatrice senza impero", è stato suggestivo ma forse un po' esagerato.
      La bella toscana, arrivata alla corte di Torino, è stata ammessa ai pochi balli di corte, preferendo Vittorio Emanuele II quelli campestri e le succulente cene alla cacciatora. Ma anche alla Spezia, nei saloni dell'Hotel Croce di Malta, dove la Regina Maria Adelaide andava a praticare i bagni d'acqua dolce e marina, a preferenza, grazie ad una pompa installata, la splendida ed elegantissima contessa si era potuta far ammirare. Vittorio Augusto Vecchj, forbito scrittore di episodi marinareschi noto come Jack la Bolina, ricorderà poi le sue passeggiate sulla spiaggia, prima del suo ritorno a Parigi, con il suo codazzo di tre nobilissimi, valorosissimi Capitani di Vascello, tra cui Emilio Faà di Bruno e Guglielmo Acton (già baciato dalla gloria), e la sua predilezione, facendo ella funzioni di "nave scuola", per il giovane Luogotenente Rodolfo Resasco.
      Di fronte alla sua paradisiaca bellezza Cavour non si scompone più di tanto; ma anche a noi l'unico aspetto che non piace è quando una donna assai dotata pecca di eccessivo narcisismo poiché, se da un lato Vecchj la definisce "una delle più insensibili all'adorazione, essendolo dalla nascita", quando una persona affascinante vi si crogiola troppo perde punti alla patente, percui si merita quel voto in condotta "10 -" che le dà il parente acquisito Presidente del Consiglio, riconoscendole le caratteristiche oggettive ma non paragonandola a Venere, anche se poi in una lettera al Re riconosce "la mia affascinante cugina" che gli "tiene il muso", benché il monarca, perquanto preso momentaneamente anche lui nei lacci, alla scatenata rampante contessa preferirà tenersi stretta la buona ruspante massaia Rosa Vercelliana, amore ancillare che però sposerà morganaticamente, da cui la corte voleva invece allontanarlo.
      "La più bella donna del secolo" il titolo scelto da Virginia Oldoini stessa per la sua autobiografia, incompiuta o, forse, neppure iniziata, per la mancanza di sistematicità degli appunti e dei documenti, o magari anche per non scoprire troppo tante carte, scottanti, prima che la parte più importante, per ragion di Stato, finisse divorata dalle avide fiamme, né del Purgatorio né dell'Inferno, ma di un semplice anche se bel camino.
      Altri personaggi più assidui, non solo del suo salotto, a targhe alterne, appaiono Léon Cléry, il bar. Louis-Charles de Estancelin, Henry d'Ideville, Robert conte de Montesquiou, Costantino Nigra, Frédéric Loliée.
      Interessante anche la disamina della galleria dei ritratti fotografici nei quali si delinea l'apice del suo fulgore, accompagnandola fino al declino, arrivando a quadri come l'impressionante "Desolazione", ossia "la spietatezza dell'estrema desolazione di sé", come scrive l'autrice di questa monografia, cui ci permettiamo di aggiungere, "come se avesse sposato un veristico narcisismo estremo nella buona e nella cattiva sorte".
      La Francia di Napoleone III nello scendere in campo nel 1870 contro la Germania avrebbe affidato alla Contessa di recarsi a Firenze a convincere l'Italia ad appoggiarla ma, fortunatamente, laproposta non viene ascoltata. Infatti, con la disfatta dell'Imperatore dei francesi a Sedan del 1° Settembre, l'esercito italiano il 20 può finalmente invadere quel residuo di Stato Pontificio che era rimasto al Papato, non avendolo potuto fare prima, costretto persino a perseguitare accanitamente lo scalpitante Garibaldi, in virtrù delle intese del Regno di Sardegna (poi d'Italia) con la Francia e di riflesso di Napoleone III con Pio IX. Infatti la città di Roma, dopo la prima e la seconda Repubblica Romana, tra cui si era incuneata l'invasione di Napoleone I, si era nel frattempo ricostituita una verginità, che verrà definitivamente infranta con la breccia di Porta Pia.
      Scanzonato si mostra Vecchj quando disinvoltamente conclude che la Castiglione parte per uno di quegli intrighi internazionali di cui si sente maestra. Nei "Carteggi Cavour" vi è solo un accenno in nota alla Marchesa Oldoini e cinque lettere riguardanti suo padre Filippo, finalmente segretario di legazione a Pietroburgo.
      Altri dubbi affiorano sul ruolo politico della Contessa, apparendo solidalmente oppositrice alle nozze dell'angelica Principessa Clotilde, figlia primogenita di Vittorio Emanuele II, sacrificata per affar di Stato a quel mostro di libertinaggio Plon-Plon, cugino dell'Imperatore, essendo uno dei cardini degli accordi di Plombières. Misteri della diplomazia! Una donna virtuosa, beatificata, d'aspetto non particolarmente bella ma di una grande bellezza interiore, che è stata l'ultima della famiglia imperiale a lasciare Parigi, su una carrozza a cristalli abbassati, affinché tutti la vedessero e le mostrassero il rispetto che si era meritata tra i sofferenti, con il personale in livrea che le competeva, in pieno giorno, a viso aperto, non da fuggitiva, si dice con il fiero motto sulle labbra "Peur et Savoie ne se sont jamais rencontrées".
      Mentre è attento l'esame grafologico, essendo l'autrice espertissima in materia, meriterebbe un approfondimento quello più specificatamente fisionomico, avendo a disposizione un'imponente galleria di ritratti fotografici, anche se molto scenici. Non mancherebbero gli stumenti, da Aristotele a Polemo da Laodicea, Adamanzio il Sofista, Sant'Alberto Magno, Leonardo, Della Porta, Lavater, per arrivare a Cesare Lombroso, o alla frenologia di Gall e di Ferrarese, per sfociare nella moderna neuropsicologia e nelle neuroscienze cognitive. Sul piano psicologico non manca una bibliografia di riferimento in appendice.
      Ci colpisce il labbro volitivo, specialmente quello superiore, egocentrico, colto nel suo insieme nel ritratto fatto dal giovane Ferdinand Bac, cugino dell'Imperatore, ma anche in molte fotografie, di chi ne sappia una più del diavolo, spesso associato con uno sguardo estremamente interrogativo: su chi, su che, su sé stessa?

      Carlo PIOLA CASELLI